The excavations in the garden of the House of Marcus Fabius Rufus revealed that the area outside the walls was in use from the III Century B.C. This is proved by the construction of the city walls, by the presence of a Porta Occidentalis on a vicus publicus for transits to and from the city, and by a sanctuary area dedicated to a female deity, testified by architectonic terracottas, coroplastics and ritual objects (perirrhanteria, louteria and thymiateria).
Gli scavi nel
giardino della Casa di Marco Fabio Rufo hanno dimostrato una frequentazione
extra moenia a partire dal III secolo a.C. attestata dalla realizzazione della
cinta muraria; dalla presenza di una Porta Occidentalis su di un vicus publicus per il transito da e per la città; da un’area santuariale dedicata ad una divinità femminile attestata da
terrecotte architettoniche, coroplastica e oggetti rituali (perirrhanteria, louteria e thymiateria).
http://pompeiisites.org/progetti-di-scavo/insula-occidentalis/
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of
Pompeii. Plan after Guzzo 2005, p.
12-13, amended to include the Sanctuary.
Santuario
di Minerva Italica adiacente al lato ovest di Pompei. Piano di Guzzo 2005, p. 12-13, modificato per
includere il Santuario.
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of Pompeii
Santuario
di Minerva Italica adiacente al lato ovest di Pompei.
Photograph ©
Parco Archeologico di Pompei.
The grand complex of houses of Marcus Fabius Rufus and the Golden Bracelet covers at least four levels of living space with panoramic terraces that slope spectacularly towards the sea. The terraces are built on top of the walls of the city but in pre-Roman times the houses were situated on the sides of one of the city gates, Porta Occidentalis, which was the point of arrival of the [east west road] via di Nola and via delle Terme.
In the gardens of the House of the Golden Bracelet and the House of Maius Castricius samplings were taken over the period spanning from 2014- 2016 to understand the function of this sector located outside the walls and in a higher position with respect to the adjacent garden of the House of Marco Fabio Rufo.
The investigations conducted in the House of the Golden Bracelet confirmed the phases of use and the decorations of the areas around the garden, dating them between the height of the Augustan Age (corresponding to the occupation and crossing of the external line of the wall) and the Flavian Age (associated with the last painting decoration of the surrounding area).
The most ancient stratigraphies date back to the first decades of the 1st Century B.C. and show that the use of this section outside the walls was linked to the Porta Occidentalis and the external sanctuary area dedicated to a female deity (Minerva Italica).
The samplings in the area of the garden of the House of Maius Castricius were taken at right angles to the defence walls in order to investigate the phases of use of this portion outside the city, characterized by the downward slopes which enabled the disposal of the meteoric water coming from inside the city.
The first data from the excavations confirmed that this sector was used between the IV Century B.C. and 79 A.D.
Il grandioso
complesso delle case di Marco Fabio Rufo e del Bracciale d’Oro si sviluppa su
almeno quattro livelli abitativi con terrazze panoramiche digradanti che si
aprivano scenograficamente verso il mare. Le terrazze sono costruite al di
sopra delle mura di cinta della città, ma in età preromana le case erano
disposte ai lati di una delle porte della città, la Porta Occidentalis, che costituiva
il punto di arrivo di Via di Nola e Via delle Terme.
Nei giardini
della Casa del Bracciale d’Oro e della Casa di Maius Castricius sono stati
condotti saggi (2014 - 2016) per comprendere la fruizione di questo tratto
esterno alle mura posto in posizione elevata rispetto all’adiacente giardino
della Casa di Marco Fabio Rufo.
Le indagini
effettuate nella Casa del Bracciale d’Oro hanno confermato le fasi di utilizzo
e decorazione degli ambienti intorno al giardino, datandoli tra la piena età
augustea (corrispondente all’occupazione e superamento della linea esterna
delle mura) e quella flavia (cui va riferita l’ultima
decorazione pittorica degli ambienti circostanti).
Le
stratigrafie più antiche risalgono ai primi decenni del I secolo a.C. ed
attestano un’attività di fruizione di questo tratto esterno alle mura in
relazione all’uso della Porta Occidentalis e dell’area santuariale
extra moenia dedicato ad una divinità femminile (Minerva Italica).
I saggi
nell’area del giardino della Casa di Maius Castricius sono stati posizionati
ortogonalmente alla cortina difensiva allo scopo di indagare fasi di utilizzo
di questo tratto esterno alla città caratterizzato soprattutto dallo
sfruttamento delle pendenze per lo smaltimento delle acque meteoriche
provenienti dall’interno della città.
I primi dati
di scavo hanno confermato le fasi di utilizzo di questo tratto tra il IV secolo
a.C. e il 79 d.C.
http://pompeiisites.org/wp-content/uploads/A-Guide-to-the-Pompeii-Excavations-2.pdf
Porta Occidentalis and the Sanctuary
outside the walls. 2014.
Coordinated by archaeologist Mario Grimaldi and Umberto Pappalardo, director of the "International Centre for Pompeian Studies Amedeo Maiuri" of Suor Orsola, researchers at The University Of Suor Orsola Benincasa discovered the existence of an extra-urban sanctuary located near the existing vicus publicus, outside the area of the pomerium, and connected to the western section of the walls of the city and the presence of a Porta Occidentalis (posterula) of access to the city, on an axis with via di Nola and Porta di Nola inside a contemporarily chronological arch ascribable to between III and II century BC.
La Porta Occidentalis e il Santuario fuori le
mura. 2014.
Coordinati dall’archeologo Mario Grimaldi e da
Umberto Pappalardo, direttore del “Centro Internazionale per gli Studi
Pompeiani Amedeo Maiuri” del Suor Orsola, i ricercatori dell’Università Suor
Orsola Benincasa hanno scoperto l’esistenza di un santuario extraurbano
ubicabile in prossimità del vicus pubblicus esistente, fuori dall’area del pomerium, e collegato al tratto occidentale delle mura urbiche della città e la
presenza di una Porta Occidentalis (posterula) di accesso alla città, in asse
con via di Nola e Porta di Nola all’interno di un arco
cronologico coevo ascrivibile tra III e II secolo a.C.
This is the location of the Porta Occidentalis or Western Gate, originally with houses at each side but the house was built over it in Roman times.
Researchers at The University of Suor Orsola Benincasa discovered the presence of the Porta Occidentalis (posterula) with access to the city, aligned on an axis with via di Nola and Porta di Nola inside a contemporarily chronological arch ascribable to between III and II century BC.
Questa è la
posizione della Porta Occidentalis o Porta Occidentale, originariamente con
case su ogni lato, ma la casa è stata costruita su di esso in epoca romana.
I
ricercatori dell'Università di Suor Orsola Benincasa hanno scoperto la presenza
della Porta Occidentalis (posterula) con accesso alla città, allineata su un
asse con via di Nola e Porta di Nola all’interno di un arco cronologico coevo
ascrivibile tra III e II secolo a.C.
Photograph ©
Parco Archeologico di Pompei.
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of Pompeii. May 2011. Looking east to rear of complex of House of Fabius Rufus.
Santuario di Minerva Italica adiacente al lato
ovest di Pompei. maggio 2011. Guardando da est a posteriore del complesso di
Casa di Fabio Rufo.
Photo courtesy of Michael Binns.
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of Pompeii. May 2011. Looking east across garden area at rear of House of Fabius Rufus.
Santuario
di Minerva Italica adiacente al lato ovest di Pompei. maggio 2011. Guardando ad
est attraverso l'area del giardino sul retro di Casa di Fabio Rufo.
Photo courtesy of Michael Binns.
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of Pompeii. May 2006.
Looking south across large garden on ground level, on the north side of other smaller lower level garden behind wall.
Santuario
di Minerva Italica adiacente al lato ovest di Pompei. Maggio 2006.
Guardando a
sud attraverso il grande giardino al piano terra, sul lato nord di altri più
piccolo giardino di livello inferiore dietro la parete.
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of Pompeii. May 2006. Garden looking towards rear of House of Fabius Rufus.
According to Jashemski, the gardens at the rear of the house were reached from the house by stairways cut in the city wall.
See Jashemski, W. F., 1993. The Gardens of Pompeii,
Volume II: Appendices. New York:
Caratzas. (p.202-4, A and D)
Santuario
di Minerva Italica adiacente al lato ovest di Pompei. maggio 2006. Giardino che
guarda verso la parte posteriore della Casa di Fabio Rufo.
Secondo
Jashemski, i giardini sul retro della casa sono stati raggiunti dalla casa da
scale tagliate nelle mura della città.
Vedi Jashemski, W. F., 1993. The Gardens of Pompeii, Volume II: Appendices. New York: Caratzas. (p.202-4, A e D)
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of Pompeii. 2014. Tanks in the area at the rear of the house.
System of communicating tanks-cisterns for the purge of meteoric waters coming from the Vicolo del Farmacista.
Santuario di Minerva Italica adiacente al lato ovest di Pompei. 2014. Vasche nell’area sterna della casa.
Sistema di
vasche-cisterne comunicanti per l’espurgo delle acque meteoriche provenienti da
Vicolo del Farmacista.
Photograph ©
Parco Archeologico di Pompei.
See Grimaldi M., 2014. Pompei Vol. II: La casa di Marco Fabio Rufo. Napoli: Valtrend, p. 38, fig. 40.
The finding in the same garden, in a drain probably after the earthquake of 62 A.D., of architectural terracottas with a theory of deities and a frieze of spirals with Eroti as well as some fragments of a small pediment, of the second half of the second century. B.C., an era to which epigraphic characters are also worth inscription, suggests that both come from a temple, perhaps of the suburb (the point of discovery and in the area immediately out of town), of which we could not, in the absence of other data, indicate the divinity to which it was dedicated. Probably destroyed in the earthquake of 62 A.D., the building must have been completely dismantled and its materials dispersed and reused as general building elements.
Il
rinvenimento nello stesso giardino, in uno scarico probabilmente posteriore al
terremoto del 62 d.C., di terrecotte architettoniche con una teoria di divinità
e un fregio di girali con Eroti nonché di alcuni frammenti di un frontone di
piccole dimensioni, della seconda meta del II sec. A.C., epoca cui per i
caratteri epigrafici si conviene anche l’iscrizione, lascia supporre che
entrambi provengano di un tempietto, forse del suburbio (il punto di
rinvenimento e in aria immediatamente extraurbana), del quale non potremmo, in
assenza di altri dati, indicare la divinità cui era dedicato. Probabilmente
distrutto nel terremoto del 62 d.C., l’edifico deve essere stato completamente
smantellato ed i suoi materiali dispersi e reimpiegati come bruti elementi di fabbrica.
See Grimaldi M.,
2014. Pompei Vol. II: La casa di Marco Fabio Rufo. Napoli: Valtrend,
p.80.
Sanctuary of Minerva Italica adjacent to the west side of Pompeii. 2014.
Female terracotta head.
The head has a small crown on top of the hair rendered with a
well modelled central parting, elements that make it incline to the model
interpretation of divinity.
Santuario di
Minerva Italica adiacente al lato ovest di Pompei. 2014.
Testa femminile
di terracotta
Il più
importante di tali rinvenimenti è una piccola testa femminile, con evidenti
lacune all’altezza del collo e tracce di ingobbiatura
biancastra quale preparazione di uno strato pittorico. La testa presenta una
piccola corona sulla cima dei capelli resi con una ben modellata scriminatura
centrale, elementi questi che ne fanno propendere per un interpretazione
plastica di divinità.
Photograph ©
Parco Archeologico di Pompei.
See Grimaldi M.,
2014. Pompei Vol. II: La casa di Marco Fabio Rufo. Napoli: Valtrend, p.
79, p. 80 fig. 1.
Alessandro Russo
2011
FastiOnline: http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2011-217.pdf
Lo scavo del
saggio 3 settori B ed E ha restituito un complesso di
materiali a destinazione votiva contenuti in una serie di strati di scarico
composti da elementi edilizi, rivestimenti parietali e pavimentali, ceramica d’uso
comune e da trasporto. La formazione di questi strati è successiva alla
costruzione delle vasche di raccolta, costruite a ridosso delle mura urbiche
nel tratto nord-ovest, tra Porta Marina e Porta Ercolano. Lo scarico porta in
quota il piano di campagna con queste strutture, dopo la loro edificazione alla
metà del I sec. a.C. I frammenti si trovano quindi in giacitura secondaria,
rimescolati al resto del materiale di scarto, usato per livellare l’intera area
tra la fase di vita delle vasche e la successiva edificazione del portico (USM
3110) e del giardino. Ad ovest del settore, inoltre, gli strati di scarico
riempiono un canale di regimentazione delle acque, delimitato da due setti
murari in opera incerta. In minore quantità anche dagli strati di accumulo
connessi con i setti murari del canale, che facevano da scarpa alla spalletta
est, provengono materiali della medesima tipologia dei precedenti. I materiali
più interessanti al fine della comprensione della destinazione votiva dell’intero complesso sono alcune terrecotte d’offerta,
unite ad oggetti rituali utilizzati, in genere, nell’espletamento del culto
(thymiateria, loutèria, bruciaprofumi, unguentari).
Fig. 31. Testine femminili di terracotta
Gli strati
hanno restituito dieci frammenti di coroplastica, che rappresentano figure
femminili ammantate. Tra queste solo una è quasi completa, rappresenta una
fanciulla, abbigliata con chiton, e himation
avvolgente, apparentemente senza attributi, del tipo detto tanagrina, diffuso a
partire dal IV al I sec. a.C. (151). Un secondo frammento è rappresentato da
una testina con acconciatura a melone, conservata fino all’attaccatura del
collo con il busto, databile tra il IV ed il III sec. a.C. (152). Altre due
testine ottenute dalla medesima matrice, prova della produzione seriale per
offerta, presentano una superficie abrasa: sono velate e indossano una tiara
perlata appena accennata e sono databili ad età ellenistica (153). Una quinta
testina, in pessimo stato di conservazione, mostra appena visibili i tratti
somatici del volto in-corniciato da uno spesso cercine tubolare (154). I
re-stanti frammenti sono pertinenti ad una base con accenno del piede sinistro
avanzato, alla parte inferiore di una figura ammantata, con piede sinistro
avanzato al di fuori del panneggio avvolgente del Chiton, alla parte posteriore
della calotta cranica ammantata di una testina, ad una porzione di panneggio
consunta che mostra, forse, la sagoma di un bambino anch’esso ammantato e
tenuto in grembo ed, infine, a un braccio nudo, forse
di erote. Oltre alla coroplastica muliebre è emerso un frammento di pinax con
raffigurazione di nereide su ippocampo, che trova numerosi confronti
iconografici con Pompei (155) e una coppetta con applicazione plastica sul
fondo, rappresentante un recumbente, di probabile produzione siciliana,
databili al III secolo a.C. (156).
150 Parte
della coroplastica presentata è stata studiata dalla dott. ssa.
Ausilia Trapani, a cui va il mio ringraziamento per avere fornito i dati
crono-tipologici del suo studio ancora inedito
151 Statuetta
fittile tipo tanagra, da US 3231, RP 195: argilla marrone con macchie nerastre
in superficie, h max 19 cm., fine IV-III sec. a.C; confr. D’AMBROSIO 1984: 153-155 cat.
nn. 350-357, tav. XXXVII.
152 Testina
fittile con acconciatura a melone, da US 3159, RP 145: argilla beige con
inclusi vulcanici, dim. max. 4.7x2.0 cm, età
ellenistica; confr. BELL 1981: 197, tav. 101, n. 569,
inv. 56-1969
153 Testina
fittile con velo e tiara perlata da US 3234, RP 1 07‟: argilla arancio rosata
con inclusi vulcanici, dim. max. 2.7x1.8 cm; testina
fittile con velo e tiara perlata da US 3330, RP 10 07‟: argilla arancio rosata
con inclusi vulcanici, dim. max. 2.7x1.8 cm, epoca
ellenistica; confr. D’AMBROSIO 1984: 189 n°453, tav.
LII - ZAMARCHI GRASSI 1995: 63, n. 34, di produzione campana.
154 Testina
con cercine tubolare da US 3214, RP 4 07‟: argilla rosso mattone con inclusi
vulcanici, dim. max. 4.0x3.0 cm., età ellenistica; confr. BATTILORO 2005: 162-163 n. A2.2 tav. VII, n. 26.
Si designa con
il termine loutèrion una vasca su alto piede, atta a contenere limitate
quantità di acqua, impiegata in pratiche di carattere domestico e religioso
anche se per questa seconda funzione il termine più corretto è perirrhantèrion
(157).
A Pompei sono
stati trovati alcuni di questi oggetti, riutilizzati più frequentemente all’interno
di murature in opus incertum, o in riempimenti e scarichi (158).
La tipologia
più frequentemente riscontrata è caratterizzata da una decorazione a motivi
vegetali stesa sull’orlo delle vasche e da motivi geometrici sul fondo,
losanghe, motivo a spina di pesce e pelte.
I dati di
scavo non sempre puntuali non permettono un’attribuzione cronologica precisa,
tuttavia, simili reperti appartengono alla fase sannitica della città, per
questo motivo non esistono esemplari interi e i frammenti vengono ritrovati
sempre in contesti di riuso successivo e di scarico. La cronologia è fornita,
pertanto, da caratteristiche tipologiche.
Dallo scavo
nel giardino della casa di Marco Fabio Rufo, provengono alcuni frammenti di
vasche e due frammenti di sostegni appartenenti a loutèria fittili. Il primo
frammento di vasca conserva parte dell’orlo e del fondo, entrambi decorati
(fig. 32).
Pompei.
Santuario adiacente al muro ovest di Pompei dedicato a una divinità femminile
(Minerva Italica).
Fig. 32.
Loutèrion fittile.
L’orlo
presenta un motivo a doppia fila di perle a rilievo realizzate con matrice a
cilindro, questo motivo decorativo non era ancora atte-stato nella
classificazione Fergola-Scatozza Horicht.
Il fondo presenta invece il più diffuso motivo con losanghe a profilature
multiple ottenute con matrici a stampo. Il profilo e semplice con ispessimento
dell’orlo e profilatura posta allo stacco tra l’orlo interno e il fondo della
vasca. Il frammento superstite presenta tracce di riuso, evidenti dalla
lisciatura sul lato sinistro del pezzo che appare segato (159). Il secondo
frammento presenta come motivo decorativo sull’orlo il più diffuso motivo
vegetale del meandro con foglie e bacche di edera ottenuto con matrice a
cilindro. Il fondo della vasca presenta il motivo a losanghe con profilature
multiple. Il profilo e semplice con ispessimento in corrispondenza dell’orlo (160).
Un terzo frammento di vasca con orlo, ricomposto da due frammenti emersi in
settori diversi del saggio, presenta invece il motivo delle perle a rilievo
come decorazione sul fondo, sono ancora visibili nove file concentriche con
diametro decrescente verso il centro della vasca (161).
155 Pinax da
US 3180, RP 168: argilla depurata color nocciola, dim.
max. 7.3x5.4 cm; L’iconografia è già nota a Pompei dalle numerose lastre
fittili (D’AMBROSIO, BORRIELLO 1990: 89, tav. 36, n. 231, inv.
39987), in questo caso però si tratta di un pinax votivo.
156 Coppetta
con applicazione plastica da US 3173, RP 154: coppetta con fondo leggermente
concavo e applicazione plastica sul fondo, raffigurante un recumbente, argilla
depurata color nocciola, diam. ric. 11 cm., III sec. a.C.; confr.
BELL 1981: 234 n. 935, Pl 138 n. 935 – GENTILI 1951: 283 fig. 20, p. 284 n. 2.
157 IOZZO
1981: 143-202.
158 FERGOLA,
SCATOZZA HORICHT 2001-2002: 143-166.
159 Orlo con
parte del fondo di louterion da US 3195, RP 156: sagoma semplice, superficie
superiore dell’orlo decorata con due file di sfere concentriche a rilievo,
fondo decorato a losanghe inscritte, argilla arancio con inclusi vulcanici,
superficie ingobbiata di colore crema, diam. ric. 50 cm. circa, fine IV sec.
a.C., presenta tracce di riuso tramite segatura, confr.
FERGOLA, SCATOZZA HÖRICHT 2001-2002: 151 tav. 7, 18. 52926, fig. 31 (per la
sagoma dell’orlo), p. 153, fig. nn. 13-14 (per il
motivo impresso sul fondo).
160 Orlo con
parte del fondo di louterion da US 3195 RP 164: sagoma semplice, superficie
superiore dell’orlo decorata con tralcio di edera con foglie e bacche, fondo
decorato a losanghe inscritte, argilla biscotto con inclusi vulcanici,
superficie ingobbiata di colore crema, diam. ric. 50 cm. circa, fine IV sec.
a.C.; confr. FERGOLA, SCATOZZA HÖRICHT: 2001-2002:
152, tav. 8, 25. 26483, fìg. 45 (per la sagoma dell’orlo),
p. 146, CI (per il motivo decorativo vegetale), IOZZO 1981: tav. XLI, 1.
161 Parte del
fondo di louterion da saggio 3 sett. B US 3321 RP 6 ‟07: argilla biscotto con
inclusi vulcanici, superficie ingobbiata di colore crema, diam. ric. 50 cm.
circa, fine IV sec. a.C.; Orlo di louterion da Saggio 3 sett. E US 3171( 2009): argilla biscotto con inclusi vulcanici,
superficie ingobbiata di colore crema, diam. ric. 50 cm. circa, fine IV sec.
a.C.
Questi tre
frammenti rientrano nella tipologia di loutèria già nota a Pompei, invece un
quarto frammento di orlo presenta una struttura differente. Esso ha l’orlo
esterno estroflesso pendulo, noto da confronti magno greci e conserva tracce di
pittura rossa sulla superficie (162). Su un frammento di fondo con decorazione
a spina di pesce sul verso è visibile un solco semicircolare traccia dell’attacco
del sostegni delle vasche. Le colonnine che
sostenevano le vasche abluzionali sono state trovate
a Pompei ma non sono state ancora studiate e pubblicate in associazione con le
vasche il che risulta strano essendo parte integrante dell’oggetto in sé.
Dagli stessi
strati degli orli precedentemente descritti provengono due porzioni inferiori
di questi sostegni, appartenenti a due tipologie distinte. Il primo conserva la
porzione inferiore della colonna con un foro circolare, realizzato con finalità
pratiche per favorire l’essiccazione del sostegno prima della cottura e la base
ad echino rovesciato, anche essa forata sul fondo. I fori evitavano la comparsa
di lesioni dovute ad un diverso livello di essiccazione tra la superficie
esterna e l’interno del manufatto (163). Il secondo tipo, in due frammenti,
conserva parte della colonna scanalata e strombata verso il basso, impostata su
di una base quadrata. Questa tipologia è diffusa sin dal V secolo a.C. e
perdura fino al medio ellenismo, passando alle versioni marmoree di simili
oggetti molto diffuse nell’arredamento pubblico e privato in età romana (164).
Dal Saggio 3
settore E in corso di scavo sono emersi altri frammenti pertinenti alla vasca
di un louterion con decorazione a spina di pesce stesa sul fondo e sull’orlo (165).
Tutti i
frammenti di orli trattati sono databili tipologicamente tra il IV ed il III
sec. a.C., dei sostegni il primo potrebbero essere coevo e pertinente a uno
degli orli, il secondo essendo una tipologia diffusa su larga scala è racchiuso
tipologicamente in un orizzonte cronologico più ampio tra il V e il II sec.
a.C.
Strumenti
molto diffusi nella cultura materiale greca sin dal VII sec. A.C., i
thymiatéria erano utilizzati per la combustione di gomme e resine profumate e
in particolar modo l’incenso, attestata in numerose manifestazioni cultuali del
mondo antico (166). L’usanza di bruciare sostanze odorose era una pratica molto
comune e diffusa nelle comunità antiche sin da epoca minoico-micenea. Questa
pratica era realizzata prevalentemente in ambito cultuale durante i sacrifici
alle divinità in feste religiose, in riti di purificazione pubblica, domestica
e funeraria e in pratiche magiche (167).
Presso le
comunità indigene venne acquisita, insieme ad altri elementi della cultura
greca, anche tale pratica, con la conseguente produzione locale di thymiatéria
ispirati ai modelli greci. A Pompei sono stati trovati alcuni frammenti
appartenenti alla fase sannitica della città. Anche in questo caso i reperti
sono spesso in frammenti e provengono da strati di scarico. Una classificazione
tipologica dei reperti pompeiani è stata realizzata da A. D’Ambrosio – M.
Borriello, e costituisce lo studio di riferimento (168).
Nello scavo
del giardino della casa di Marco Fabio Rufo, sono stati trovati numerosi frammenti
di thymiatéria.
Il gruppo più
consistente di reperti, realizzati al tornio, appartiene al tipo a stelo di
tradizione ellenistica (Gruppo A D’Ambrosio – Borriello). È la tipologia più
antica trovata a Pompei cronologicamente racchiusa tra il III sec. A.C. e la
tarda repubblica. Il reperto di tipologia più frequente è modanato con dischi
aggettanti di diametro crescente verso il basso. Residua la parte superiore
dello stelo con parte della coppa superiore per la combustione (169). Altri
quattro frammenti appartengono ad una variante del precedente, priva delle
modanature a disco, con fusto liscio modanato e decorato da steccature e motivi
a corda. Questi esemplari sono una variante di modelli ellenistici prodotti
localmente, semplificati e di qualità inferiore.
162 Orlo e
parte della vasca di louterion da US 3195: sagoma ad orlo estroflesso pendulo
senza decorazione, argilla marrone con inclusi vulcanici, superficie ingobbiata
di color rosso mattone, diam. Ric. 50 cm. Circa.
163 Frammento
di base con parte della colonnina di un louterion da US 3231, RP 198: base ad
echino rovesciato, con toro discoidale all’attacco con il sostegno cilindrico,
argilla arancio con inclusi vulcanici, superficie ingobbiata di colore crema,
diam. Di base 24 cm. Diam. Del sostegno 14 cm, spess. 2.3 cm.
164 Frammenti
di base con parte della colonnina di un louterion da US 3342: plinto
quadrangolare di base su cui si imposta la colonnina scanalata e strombata
verso il basso, argilla arancio con inclusi vulcanici, ingobbio color crema, h.
base 8,5 cm, h. max residua 19 cm, cnfr. IOZZO 1981:
178, n. 44, tav. XLIV 4, p. 179, n. 47, tav. XLV 1.
165 Orlo con
parte del fondo di louterion da settore E US 3171 2009 :
superficie superiore dell’orlo decorata con motivo a spina di pesce fondo
decorato con medesimo motivo, argilla biscotto con inclusi vulcanici,
superficie ingobbiata di colore crema, diam. Ric. 50 cm. Circa, III sec. A.C.; confr. FERGOLA, SCATOZZA HÖRICHT 2001-2002: 159-164.
166 Per un’esaustiva
raccolta delle fonti ZACCAGNINO 1998: 41-65.
167 ZACCAGNINO
1998: 51-52.
168 D’AMBROSIO,
BORRIELLO 2001.
169 Frammento
di stelo di un thymiaterion da US 3314: decorazione con duplice modanatura a
disco, argilla arancio con inclusi vulcanici, h. 5.8 cm, diam. Stelo 2.7 cm.,
IV-III sec. A.C.; confr. Tipologia Attica: ZACCAGNINO
1998: variante A3, 177-178, tav. 2, tav. 5. Tipologia magno-greca e indigena:
DI LIETO 2005: 372, cat. 588; FABBRICOTTI 1979: 395
n. 526, figg. 47-48; RAININI 1976: 470 n. 472;
Tipologia attestata Pompei, D’AMBROSIO, BORRIELLO 2001: 21, n. 9-10.
Pompei.
Santuario adiacente al muro ovest di Pompei dedicato a una divinità femminile
(Minerva Italica).
Fig. 33.
Thymiatérion fittile.
Pompei.
Santuario adiacente al muro ovest di Pompei dedicato a una divinità femminile
(Minerva Italica).
Fig. 34.
Bruciaprofumi cilindrico.
Si conservano
tre frammenti della coppa per la combustione molto simili, con modanature
semplici e a stecca, uno conserva inoltre buona parte dello stelo fino all’attacco
con la base (fig. 33), che doveva apparire troncoconica come attestato nell’ultimo
frammento di questo tipo, che presenta inoltre due modanature decorate con un
motivo a cordicella, ottenuta tramite leggere incisioni inclinate (170).
Un frammento
di coppa attesta la presenza di una tipologia, documentata da numerosissimi
esemplari trovati a Corinto nello scavo del santuario di Demetra e Kore, che
presenta un’ampia coppa, insolita per la combustione di incenso (Sottogruppo E
1 d’Ambrosio-Borriello) di I sec. A.C. (171).
Dallo stesso
contesto proviene anche un frammento di bruciaprofumi cilindrico (Gruppo C d’Ambrosio-
Borriello), che rappresenta una variante iconografica a modelli noti. Esso
conserva traccia, sul corpo cilindrico, di una ampia fenestratura ed è decorato
da una applicazione plastica che rappresenta una cariatide (fig. 34). Il tipo
iconografico è già attestato con la variante del telamone. II-I secolo a.C. (172).
170 Frammento
della porzione superiore dello stelo e parte della coppetta di un thymiaterion
da US 3289: doppia fascia modanata decorata a stecca, argilla biscotto con
inclusi vulcanici, superficie ingobbiata di colore crema, h. 15.8 cm., diam. Stelo
5.2 cm, diam. Ric. Orlo 10 cm.; frammento della porzione superiore dello stelo
e fondo della coppetta di un thymiaterion da US 3231: fascia modanata decorata
a stecca, argilla biscotto con inclusi vulcanici, superficie ingobbiata di
colore crema, h. 4.8 cm., diam. Stelo 4.6 cm.; frammento della porzione
inferiore dello stelo e parte del piede di un thymiaterion da US 33231: fascia
modanata decorata a stecca, argilla biscotto con inclusi vulcanici, superficie
ingobbiata di colore crema, h. 8.4 cm., diam. Stelo 5.9 cm.; frammento del
piede di un thymiaterion da US 3314: triplice modanatura cilindrica con
decorazione a corda impressa a stecca, argilla biscotto con inclusi vulcanici,
la superficie presenta esigue tracce dell’ingobbio color crema, presenta tracce
di bruciatura sulla superficie ed in frattura, h.13 cm., diam. Stelo 4.8 cm. ; confr. D’AMBROSIO, BORRIELLO
2001: 21, n. 21.
171 Frammento
della coppa di un bruciaprofumi a calice da US 3291 :
modanatura con decorazione a stecca posta allo stacco tra il corpo della coppa
e l’attacco del piede, argilla biscotto con inclusi vulcanici, la superficie ingobbiatra grigia, h. 9 cm, diametro ricostruito dell’orlo
30 cm. Circa; confr. D’AMBROSIO, BORRIELLO 2001,
tipologia E1.
172 Porzione
inferiore di un bruciaprofumi cilindrico da US 3195, RP 155: decorazione
plastica applicata con cariatide, sul lato sinistro si nota una fenestratura
rifinita di forma allungata, argilla biscotto con inclusi vulcanici, h. 13.4
cm. Spess. 1.5 cm.; confr. D’AMBROSIO, BORRIELLO
2001: 39, n. 35; II-I sec. A.C.
Alla luce di
questi ritrovamenti è ormai certa la presenza di un’area ad uso sacro della
quale si hanno per il momento i soli resti confluiti negli scarichi realizzati
successivamente all’arrivo della compagine romana.
In light of these findings, the presence of an area for sacred use is now certain, of which there are for the moment only the remains that flowed into the drains made after the arrival of the Romans.
FastiOnline: http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2011-217.pdf
A point of view not yet adequately treated is the construction and the
moments of restoration and maintenance of the city walls in relation to the
western exit of Via di Nola - Via delle Terme through the small Porta
Occidentalis and the Vicus Publicus of communication with the outside of this
stretch of city where there was a sanctuary extra urban dedicated to a female
divinity (Minerva?)
Un punto di
vista non ancora adeguatamente trattato è la costruzione e i momenti di
restauro e manutenzione delle mura urbiche in relazione all’uscita occidentale
di Via di Nola – Via delle Terme attraverso la piccola Porta Occidentalis e il
Vicus Publicus di comunicazione con l’esterno di questo tratto di citta ove era
presente un santuario extra urbano dedicato a una divinità femminile (Minerva?)
See Grimaldi M., 2014. Pompei Vol. II: La casa di Marco Fabio Rufo. Napoli: Valtrend, p. 41.